Cistite in gravidanza, i principali sintomi
La cistite è un’infiammazione della vescica che fa parte delle infezioni delle vie urinare (UTI – Urinary Tract Infection) la cui causa, spesso, è di origine batterica. I patogeni riescono a risalire l’uretra dall’esterno e in seguito colonizzano e proliferano nelle vie urinarie, in primis nella vescica.
La cistite è un disturbo ampiamente frequente nella popolazione femminile, per via della conformazione del loro apparato urinario. Infatti, l’uretra (il condotto che trasporta l’urina all’esterno) delle donne è più corta di quella dell’uomo (4-5 centimetri contro i 15-20 centimetri) ed è più vicina all’ano, per cui è più facile il passaggio dei batteri intestinali, nella vescica.
In particolar modo nelle donne in dolce attesa, la cistite si manifesta più frequentemente. Infatti, oltre alla predisposizione fisiologica, durante la gravidanza si sommano fattori predisponenti come:
- Cambiamenti ormonali: aumento del progesterone, a cui segue il rilassamento della muscolatura liscia, la diminuzione del tono dell’uretra e dell’uretere e quindi il rallentamento del flusso urinario;
- Utero voluminoso: conseguente compressione dell’uretere che impedisce il completo svuotamento della vescica;
- Presenza nelle urine di substrati nutritivi per i batteri: ad esempio il glucosio, presente nelle urine delle donne con diabete gestazionale;
- Stitichezza: caratteristica della gravidanza e può favorire l’aumento dei batteri intestinali;
- Aumento del pH vaginale: tipico della gravidanza e facilita la proliferazione dei batteri che normalmente colonizzano la vagina.
I sintomi sono quelli di una normale cistite:
- difficoltà nella minzione (disuria);
- dolore e bruciore durante la minzione;
- sensazione di incompleto svuotamento vescicale;
- numero elevato di minzioni (pollachiuria);
- talvolta perdite di sangue (ematuria).
In più dell’80% dei casi il batterio responsabile della cistite è l’Escherichia Coli, di derivazione intestinale: si è visto infatti che nei pazienti con cistite, la disbiosi intestinale è associata ad un’alterata permeabilità della mucosa gastroenterica. Questo batterio è presente sia nell’intestino degli uomini sia in quello delle donne, dove, in condizioni normali, convive con la flora batterica intestinale senza causare problemi. Quando però la sua concentrazione aumenta, i batteri possono invadere l’uretra. Una volta arrivato nella vescica, il patogeno aderisce alla parete e inizia a moltiplicarsi creando delle colonie ricoperte da biofilm, uno strato protettivo di muco polisaccaridico che impedisce l’attività terapeutica degli antibiotici.
Nelle donne in gravidanza si può avere presenza di batteriuria asintomatica, cioè una infezione urinaria batterica priva di sintomi. La presenza di batteri a livello genitale, specie se asintomatica, può essere rivelata solo attraverso un esame delle urine di routine. Per questo motivo nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza viene raccomandata l’esecuzione di un’urinocoltura, che verrà prescritta dal medico. Questo esame ha proprio l’obiettivo di ricercare la presenza di ceppi batterici, anche nelle donne che non manifestano sintomi specifici della cistite o di altre infiammazioni urinarie, così da iniziare un trattamento specifico.
Cosa fare se si ha la cistite in gravidanza
Si possono attuare alcune semplici modificazioni dello stile di vita e adottare determinati comportamenti per ridurre il rischio di cistite e di eventuali recidive:
- Idratarsi: prima vera terapia contro la cistite. In questo modo infatti, si diluisce la carica microbica e si evita il ristagno e la proliferazione batterica;
- Corretta igiene intima: l’utilizzo promiscuo di asciugamani o biancheria potrebbe peggiorare l’infezione o provocarla se non ancora in atto; per questo motivo è necessario usare asciugamani personali, meglio se in cotone. È consigliabile inoltre, cambiare gli asciugamani più frequentemente rispetto al solito e indossare biancheria intima di cotone. È importante utilizzare detergenti intimi delicati ed evitare un’estrema igiene intima, che potrebbe ulteriormente alterare le normali difese intime;
- Corretta alimentazione: durante episodi di cistite è consigliabile assumere alimenti che rendano le urine più acide, al fine di rendere meno ospitale, per i batteri, l’ambiente vescicale. Alcuni alimenti che svolgono questa azione sono: mirtilli, prugne, yogurt e fermenti lattici soprattutto in caso di terapia antibiotica concomitante, frutta e verdura perchè ricchi di antiossidanti. Evitare invece alimenti e bevande irritanti come caffè, cioccolato, alcolici, peperoncino, spezie, formaggi. Ma anche il consumo di alimenti difficili da digerire come fritture e alimenti ricchi di grassi;
- Impiego di integratori: a base di D- mannosio, poiché in grado di interferire con l’adesione del batterio alla parete vescicale, favorendone l’eliminazione, ibisco che favorisce la diuresi, e antiossidanti specifici in grado di degradare il biofilm batterico;
- Evitare l’utilizzo di indumenti molto stretti;
- Praticare moderata e regolare attività fisica.
La cistite in gravidanza è pericolosa per il feto?
La cistite in gravidanza deve essere trattata rapidamente per evitare che l’infezione si complichi e si estenda a livello renale (pielonefriti) a causa del batterio che dalla vescica può salire lungo gli ureteri e poi annidarsi nei reni.
Per il feto invece i rischi comprendono aborto o parto prematuro. Anche per questi motivi è consigliabile ripetere l’urinocoltura mensilmente, durante tutto il periodo della gravidanza, in modo da individuare subito l’infezione, anche se asintomatica.
Pur non essendo un problema grave, la cistite in gravidanza non va sottovalutata, in quanto può compromettere la salute sia della gestante sia del feto. In molti casi, inoltre, l’infezione può essere asintomatica o caratterizzata da un sintomo poco specifico e tipico della gravidanza, come ad esempio l’esigenza di urinare spesso.
Quali sono i fattori scatenanti della cistite in gravidanza
La cistite, ovvero l’infiammazione della parete vescicale, è favorita dalle modificazioni ormonali della gravidanza, poiché il rialzo del progesterone induce il rilassamento della muscolatura liscia, diminuendo anche il tono dell’uretere e dell’uretra con conseguente rallentamento del flusso urinario.
In gravidanza, un ulteriore fattore predisponente è rappresentato dalla compressione meccanica sull’uretere da parte dell’utero in crescita; soprattutto negli ultimi mesi di gestazione, tale fenomeno ostacola il completo svuotamento della vescica. Si aggiunge a tutto ciò la ricchezza nelle urine di substrati nutritivi per i germi, incluso a volte il glucosio se è presente diabete gestazionale.
Tutti questi fattori, oltre agli elementi anatomici, facilitano l’attecchimento dei germi vaginali o intestinali (Escherichia coli) che risalgono nell’uretra; tale colonizzazione può essere favorita da una cattiva igiene intima.
La cistite può essere:
- Acuta: è caratterizzata da bruciore improvviso alla minzione, tuttavia se curata in tempo si risolve in pochi giorni;
- Cronica o ricorrente: è caratterizzata da sintomi più lievi, ma dura più a lungo e si presenta con cadenza periodica.
Curare la cistite in gravidanza, le terapie più indicate
Il trattamento della cistite in generale e, in gravidanza in particolare, ha come scopo principale quello di eliminare il batterio. Per raggiungere questo obiettivo esistono diverse strategie che prevedono l’impiego di:
- Antibiotici: la scelta del tipo di antibiotico da somministrare si basa sulla sua sicurezza sia per la madre sia per il feto. È di fondamentale importanza anche l’esecuzione dell’antibiogramma, utile per identificare l’antibiotico a cui il patogeno è sensibile e avviare di conseguenza una cura mirata e tempestiva. Inoltre, affinché sia efficace, la terapia antibiotica deve essere eseguita per tutto il periodo indicato dal medico, anche se i sintomi scompaiono in anticipo. L’obiettivo è infatti quello di evitare recidive causate dall’incompleta eliminazione del batterio;
- Paracetamolo: per trattare febbre e dolore;
- Integratori: in associazione ai farmaci o nelle situazioni preventive e croniche, dopo aver consultato il proprio medico. Tra i più utilizzati troviamo:
- il D-Mannosio: zucchero semplice di origine naturale, che non altera i valori glicemici e che una volta assorbito arriva intatto in vescica per esplicare la sua azione: blocca l’adesione batterica alla parete vescicale e ne favorisce l’eliminazione tramite le urine;
- PEA: la Palmitoiletanolamide, molecola presente in vari tessuti dell’organismo, è anche un mediatore endogeno lipidico appartenente alla famiglia delle ALIAmidi. Il termine ALIAmidi sta per “Autacoid Local Injury Antagonist” ed è stato coniato da Rita Levi Montalcini per descrivere un gruppo di molecole endogene bioattive. Numerosi studi hanno dimostrato la sua attività antinfiammatoria e antidolorifica;
- N-Acetilcisteina: antiossidante di nuova generazione, infatti una volta assunto va a costituire un pool di Cisteine all’interno della cellula, fondamentali per la biosintesi del glutatione (GSH), uno degli antiossidanti prodotti dal nostro organismo.
- Lactobacillus rhamnosus LR04 microincapsulato: favorisce l’equilibrio della flora intestinale;
- Ibisco: favorisce il drenaggio dei liquidi corporei e la funzionalità delle vie urinarie.
È possibile prevenire la cistite in gravidanza?
Si può prevenire la cistite in gravidanza mediante l’adozione e il rispetto di alcuni accorgimenti:
- Bere molta acqua (almeno 1,5 litri al giorno): favorisce la diuresi e aiuta così a combattere l’infiammazione e le infezioni delle vie urinarie;
- Evitare di trattenere le urine: in questo modo i batteri non ristagnano nella vescica e si riduce notevolmente il rischio di causare infezioni;
- Indossare indumenti adeguati: la biancheria intima dovrebbe sempre essere di cotone e cambiata molto spesso e gli abiti dovrebbero essere in fibre naturali, comodi e leggeri;
- Rispettare una corretta igiene intima: l’igiene intima deve essere frequente, ma non eccessiva, ed eseguita nel modo giusto, dalla vagina verso l’ano e non viceversa, per evitare la contaminazione batterica. Inoltre, vanno evitati detergenti intimi aggressivi;
- Svuotare la vescica dopo ogni rapporto sessuale;
- Regolarizzare l’alvo: l’obiettivo è quello di contrastare la stitichezza con un’alimentazione ricca di fibre al fine di evitare il passaggio di batteri intestinali alle vie urinarie;
- Avere una corretta alimentazione;
- Praticare una moderata attività fisica, se la gravidanza lo consente.
3 suggerimenti per alleviare il fastidio da cistite in gravidanza
1) Contattare il proprio medico
In presenza dei sintomi di cistite, febbre, sangue nelle urine, contattare subito il proprio medico è importante per effettuare l’esame delle urine e l’urinocoltura, per confermare la presenza e la tipologia dei microrganismi che hanno causato l’infezione, e avere la prescrizione della terapia mirata alla causa. Inoltre, il medico può fornire consigli specifici anche per la gestione della febbre o della stitichezza.
2) Seguire la terapia e fare gli esami
Seguire il trattamento farmacologico come indicato dal ginecologo e non interromperlo una volta risolti i disturbi più fastidiosi è fondamentale per la guarigione completa dall’infezione. I trattamenti per la cistite dipendono dalla causa: solo se l’infezione è batterica sarà necessario assumere antibiotici. Terminata la terapia antibiotica, il ginecologo di riferimento consiglierà alla gestante di ripetere un esame colturale urinario di controllo a distanza di almeno 7 giorni, per verificare l’efficacia della cura. Sarà importante assicurarsi di aver eliminato completamente il germe e risolto l’infiammazione.
3) Mantenere una corretta igiene intima e utilizzare i giusti indumenti prediligendo tessuti in fibra naturale.
In gravidanza, infatti, ci potrebbe essere maggiore sudorazione a causa del progesterone, che aumenta la temperatura corporea, e questo potrebbe favorire l’azione dei batteri e l’irritazione. Come detergenti intimi, è consigliabile usare prodotti delicati, che non aggrediscano la mucosa, con un pH compreso tra 3.5 e 5.5. In questo modo non si altera la naturale microflora batterica locale.