Cervicobrachialgia o sindrome cervico-brachiale: che cos’è e quali zone interessa?
La cervicobriachialgia o sindrome cervicobrachiale è una patologia dolorosa e talvolta invalidante che coinvolge i nervi del collo, della spalla e del braccio sino a raggiungere le dita della mano. Colpisce sia uomini che donne più frequentemente tra i 30 e i 55 anni. La causa del disturbo è l’irritazione o la compressione dei nervi cervicali e i sintomi associati sono:
- rigidità nucale: paragonabile ad una sensazione di pesantezza, associata a debolezza muscolare delle zone interessate;
- dolore diffuso: spesso accompagnato da emicrania. Si estende anche alla regione scapolare e coinvolge diverse zone dell’arto superiore, in base all’interessamento delle radici nervose;
- torcicollo acuto: che arriva a limitare i movimenti fisiologici del collo e della testa, soprattutto nei movimenti di rotazione;
- parestesie ed intorpidimento: queste alterazioni della sensibilità disturbano spesso il riposo del paziente o si presentano al suo risveglio. Nella maggioranza dei casi, si manifestano nelle porzioni più distali dell’arto con una sensazione di gonfiore e di freddo.
La cervicobrachialgia quindi è ben più di un semplice torcicollo, perché può impattare in maniera negativa sulle attività quotidiane, rendendo difficili movimenti semplici azioni quotidiane come girare la testa, sollevare oggetti o dormire in una determinata posizione.
Come si cura la cervicobrachialgia?
La cervicobrachialgia può essere trattata in diversi modi, in base alle cause e alla gravità dei sintomi. Prima di ricorrere a soluzioni più invasive generalmente si adottano terapie conservative.
- Farmaci antinfiammatori e antidolorifici: hanno il compito di ridurre infiammazione e dolore e di migliorare quindi la mobilità.
- Fisioterapia: utilizzata per migliorare la postura e per rilassare i muscoli, attraverso specifici esercizi.
- Massoterapia e osteopatia: utili per alleviare le tensioni muscolari, migliorare equilibrio, mobilità cervicale e circolazione, attraverso tecniche manuali
- Terapie fisiche: ultrasuoni, laser, TENS (stimolazione elettrica) che aiutano a ridurre l’infiammazione.
- Integrazione di neuroprotettori e vitamine: alcuni nutrienti possono aiutare, come ad esempio le Vitamine del gruppo B, fondamentali per l’energia delle cellule e per la protezione dei nervi, la Citicolina, che aiuta a riparare i danni alla mielina e a migliorare la trasmissione dei segnali, l’ L-acetil carnitina, che può rendere fino a 6 volte più veloce la comunicazione tra i nervi e Oxadia®, che contrasta lo stress ossidativo, protegge le cellule nervose e ne stimola la rigenerazione.
- Riposo e modifica delle abitudini posturali: evitare movimenti bruschi e migliorare l’ergonomia di lavoro aiuta a prevenire peggioramenti.
Nei casi più gravi, quando le terapie conservative non bastano, potrebbe diventare necessario ricorrere alla chirurgia con interventi che riducano la compressione dei nervi cervicali.

Qual è la causa della cervicobrachialgia?
Le cause della cervicobrachialgia possono essere diverse: può derivare da traumi cervicali causati magari da incidenti o colpi di frusta, malformazioni della colonna vertebrale, malattie reumatiche o dalla compressione delle radici del nervo brachiale, artrosi cervicali. Ma la più comune tra queste è la compressione nervosa che generalmente è provocata dalla presenza di protrusioni o ernie discali.
Ma cosa significa esattamente? La colonna vertebrale è composta da una serie di dischi intervertebrali che hanno la funzione di “ammortizzatori” tra una vertebra e l’altra. Questo ci consente di assorbire gli impatti e di muoverci in modo flessibile. In ogni disco poi è presente il nucleo polposo, una parte gelatinosa che è ricca di acqua e che è circondata da un anello fibroso più resistente.
Se questo anello subisce una lesione parziale, il disco si deforma e questo provoca una pressione sulle radici nervose o sul midollo ed è in questo contesto che si parla di protrusione discale. Quando invece l’anello subisce un trauma così forte che si rompe del tutto, il nucleo fuoriesce: in questo caso si parla di ernia del disco.
I sintomi della cervicobrachialgia: ecco come riconoscerla
Come abbiamo già accennato, il sintomo più comune di questa patologia è il dolore, che generalmente parte dal collo e si irradia per tutto il braccio, fino alla mano. In realtà però esso può manifestarsi in diverse forme:
- dolore cervicale intenso: localizzato lungo tutto l’arto superiore;
- formicolii e intorpidimento: una sensazione simile ad una scossa oppure la perdita di sensibilità nelle dita delle mani;
- rigidità muscolare: i muscoli del collo, della spalla e del braccio di irrigidiscono e creano difficoltà nei movimenti;
- sensazione di freddo alle mani accompagnata da gonfiore.
Tutti questi sintomi possono provocare un forte disagio psicologico, causando stress, ansia e disturbi del sonno. Nei casi più gravi si possono manifestare sintomi neurologici più severi, come deficit di forza o alterazioni della sensibilità.
Quanto tempo dura la cervicobrachialgia?
La durata della cervicobrachialgia può dipendere da diversi fattori come la gravità o le cause, come abbiamo già visto in precedenza.
In caso di cervicobrachialgia acuta, i sintomi sono più intensi ma magari meno duraturi e rispondono ai trattamenti eseguiti; in questo caso il dolore può durare da qualche settimana a diversi mesi.
Quando invece si parla di cervicobrachialgia cronica, dove la condizione persiste nel tempo, la gestione della patologia deve essere supportata in maniera più costante, attraverso interventi di fisioterapia continui ed esercizi mirati.
Nei casi più gravi, la cervicobrachialgia può comportare un’invalidità, soprattutto se i sintomi limitano significativamente la vita quotidiana e lavorativa.
Quali esami diagnostici sono consigliati?
Per una diagnosi accurata della cervicobrachialgia, generalmente si inizia da un’anamnesi accurata e un esame obiettivo. Dopodiché tendenzialmente ci si rivolge a medici specialistici come neurologi e/o ortopedici, i quali possono prescrivere diversi esami:
- radiografia cervicale: permette al medico di identificare eventuali alterazioni ossee oppure segni di artrosi;
- risonanza magnetica: permette di valutare lo stato dei dischi intervertebrali e dei nervi cervicali e se è presente una compressione, in modo tale da poterne comprendere anche la causa;
- elettromiografia (EMG): misura l’attività elettrica dei muscoli e la funzionalità dei nervi, che aiuta a capire se sono presenti danni e quali nervi sono stati compromessi.

Come dormire quando si ha la cervicale infiammata? Posizioni consigliate e altri suggerimenti
Avere la cervicale infiammata può rendere complicato dormire. Ci sono però alcune accortezze che si possono seguire per riuscire a riposare in maniera più serena:
- scegliere un cuscino ergonomico: ad esempio un cuscino in memory foam che aiuta a mantenere scollo, schiena e testa in una posizione neutra, seguendo la curvatura naturale del collo e diminuendo i punti di pressione e le tensioni muscolari;
- dormire in posizione supina: riduce la pressione sulla colonna vertebrale, favorendo una postura più neutra e distribuendo il peso in maniera uniforme evitando punti di pressione, in modo tale da concedere un riposo più sereno, rilassato e rigenerante;
- evitare posizioni rannicchiate: possono causare una curvatura innaturale della colonna vertebrale, aumentando tensione muscolare su collo schiena e aumentando il dolore;
- fare stretching prima di mettersi nel letto: può essere utile per rilassare i muscoli cervicali, migliorare la circolazione e ridurre non solo i dolori ma anche lo stress e l’ansia.
Cervicobrachialgia: esercizi utili per sfiammare i nervi della cervicale
Per chi soffre di cervicobrachialgia, potrebbe essere utile svolgere alcuni esercizi utili ad alleviare il dolore e a migliorare la mobilità.
- Stretching del collo: con delicatezza, inclina la testa prima da un lato e poi dall’altro lato opposto al dolore, mantenendo la posizione per 15-30 secondi.
- Rotazioni cervicali: ruota la testa attorno al collo lentamente, prima in senso orario e poi antiorario.
- Decompressione cervicale: stenditi supino, spingi il mento indietro senza sollevare la testa e mantieni la posizione per 15-30 secondi, ricordandoti di aiutarti con la respirazione e l’espirazione per rilassare la cervicale. Ripeti l’esercizio 2 o 3 volte al giorno.
- Stretching del pettorale: appoggiati a una aprete, piega il braccio a 90° e ruota il bsuto dal lato apposto per allungare i muscoli pettorali, mantenendo la posizione per 15-30 secondi.
- Distensione del nervo mediano: mettiti in piedi, alza il braccio con il palmo per il pavimento e iclina la testa dallos tesso lato, nel momento in cui dovessi sentire troppa tensione; altrimenti inclinala verso il lato opposto per aumentare l’allungamento.
- Tecniche di rilassamento: discipline come lo yoga e la respirazione profonda possono aiutarti a diminuire lo stress, a gestire meglio la sensazione di dolore e a rilassare i muscoli, riducendo la tensione muscolare.

Cosa fare per una cervicobrachialgia che non passa?
Nel momento in cui il dolore dovesse persistere nonostante gli accorgimenti e le cure, potrebbe essere necessario rivolgersi a uno specialista come ad esempio un neurologo, un ortopedico, un fisiatra o un terapista del dolore. A questo punto lo specialista può decidere di valutare ulteriori terapie oppure di rivedere la terapia in atto, magari adattando i farmaci utilizzati, la fisioterapia oppure prevedendo esercizi specifici per il caso. In alcuni casi potrebbe essere necessario anche ricorrere a interventi mininvasivi, come infiltrazioni di cortisone o radiofrequenza, utili per alleviare l’infiammazione.
E’ necessario ricordare che, in ogni caso, sarebbe sempre utile mantenere uno stile di vita sano e corretto, caratterizzata da attività fisica regolare, ergonomia e tecniche di rilassamento.
La cervicobrachialgia può essere debilitante, ma con i giusti accorgimenti e trattamenti è possibile migliorare la qualità della vita e ridurre il dolore in modo significativo.