Adenoma prostatico o ipertrofia prostatica benigna (IPB), la proliferazione benigna non cancerosa

In breve

Adenoma prostatico (o ipertrofia prostatica benigna – IPB), cos’è e come si manifesta 

L’adenoma prostatico, anche conosciuto come Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), è definito come l’ingrossamento benigno della prostata dovuto all’aumento del numero di cellule. La prostata è una ghiandola a forma di castagna dell’apparato genitale maschile, formata da tessuto fibroso e muscolare il cui compito principale è quello di produrre e immagazzinare il liquido seminale che viene poi rilasciato durante l’eiaculazione.  La prostata si trova sotto la vescica e circonda l’uretra, il canale deputato al trasporto dell’urina verso l’esterno del corpo; data la sua posizione anatomica la prostata è coinvolta in numerose funzioni: minzione, erezione ed eiaculazione. Questa ghiandola può essere bersaglio di diverse patologie tra cui infiammazioni, infezioni, neoplasie, calcolosi e cisti.

L’IPB colpisce fino all’80% della popolazione maschile sopra i 50 anni, con maggiore incidenza tra i 70 e gli 80 anni, a seguito del fisiologico processo di invecchiamento. L’ipertrofia prostatica benigna non ha una causa specifica propria: i fattori (ormonali, biochimici, nutrizionali, ecc.) che governano la fisiologia della prostata, evolvendo e mutando con l’avanzare dell’età del soggetto, governano anche la sua evoluzione nello sviluppo dell’ipertrofia.

In condizioni normali, la prostata ha dimensioni e forma assimilabili a quelle di una castagna, con la base rivolta in alto (attaccata alla superficie inferiore della vescica) e l’apice rivolto verso il basso. In caso di IPB le sue dimensioni aumentano, arrivando a superare anche di due o tre volte le sue normali dimensioni.

I sintomi avvertiti dai pazienti con IPB possono essere di tipo:

  • Ostruttivi: difficoltà ad iniziare la minzione, flusso debole, mitto intermittente, sgocciolamento terminale;
  • Irritativi: incremento della frequenza delle minzioni (pollachiuria), urgenza minzionale, incontinenza da urgenza, nicturia;
  • Post minzionali: sgocciolamento post-minzionale, sensazione di incompleto svuotamento vescicale.

Infatti i sintomi minzionali che sperimentano i pazienti con IPB o altre patologie che colpiscono la ghiandola prostatica, sono chiamati LUTS (Lower Urinary Tract SymptomsSintomi Delle Basse Vie Urinarie).

Questi sintomi non devono essere trascurati e devono portare il paziente a sottoporsi ad un esame clinico, importante per escludere altre patologie con sintomatologia simile (come ad esempio postatiti o tumore prostatico).

Inoltre se trascurato, l’ingrossamento della ghiandola prostatica che comprime l’uretra, causandone ostruzione e interferendo con la capacità di urinare e, a lungo termine, problematiche come ritenzione urinaria, calcolosi vescicale e insufficienza renale cronica e può peggiorare le disfunzioni sessuali.

Le principali cause dell’adenoma prostatico

La proliferazione che si verifica nell’ipertrofia prostatica è di natura benigna: a differenza di un tumore, infatti, questa condizione comprime i tessuti circostanti, senza infiltrarli. L’adenoma prostatico origina principalmente dalla porzione centrale della ghiandola, nella zona di transizione che circonda l’uretra (nota: il carcinoma tende a svilupparsi a partire dalla zona periferica della prostata).

Le cause non sono ben note ma è ormai assodato che alla base ci siano processi di infiammazione cronica legata al normale invecchiamento cellulare.

Inoltre, la prostata con il tempo modifica il suo volume in risposta alle variazioni ormonali; è noto che durante l’invecchiamento diminuisce la quantità di testosterone e, di conseguenza, il rapporto si sbilancia quindi verso gli estrogeni, che sembrano essere parte della causa dell’iperproliferazione cellulare.

In più, sempre a seguito della diminuzione dei livelli di testosterone ematico, i soggetti più anziani continuano a produrre e accumulare nella prostata livelli elevati del suo metabolita, il diidrotestosterone (DHT), che può stimolare la crescita delle cellule prostatiche.

Adenoma alla prostata, fattori di rischio e predisposizione

Oltre all’invecchiamento naturale, i fattori predisponenti l’adenoma prostatico sono:

fattori di rischio adenoma prostatico Agave Group

Come curare un adenoma prostatico: i principali trattamenti e rimedi

Il trattamento dipende sempre dall’entità della condizione e le opzioni di trattamento possono essere farmacologiche, fitoterapiche o chirurgiche. Lo scopo è quello di migliorare la qualità della vita del paziente e quindi la sintomatologia.

Farmaci

Alfa-antagonisti: riducono il tono muscolare a livello della prostata e del collo vescicale, facilitando il passaggio dell’urina nell’uretra (alfuzosinadoxazosinatamsulosina e terazosina).

Inibitori della 5-alfa-reduttasi: inibiscono la crescita volumetrica della prostata, sopprimendo la conversione del testosterone in diidrotestosterone (dutasteride e finasteride).

I problemi maggiori del ricorso ai farmaci per la cura dell’adenoma prostatico sono associati ai possibili effetti collaterali: deficit erettivi, eiaculazione retrograda e ginecomastia per gli inibitori della 5-alfa-reduttasi; ipotensioneemicraniavertigini, cefalea e astenia.

Occorre segnalare che l’efficacia di questi farmaci tende a diminuire con l’uso a lungo termine.

Fitoterapia

I fitoterapici, rappresentano ormai un punto di riferimento per gli specialisti. Tra questi, l’attivo più utilizzato nella gestione dei LUTS è l’olio di Serenoa Repens, infatti per la sua riconosciuta efficacia è riportato anche nelle linee guida EAU (European Association of Urology).

La Serenoa, ha un effetto simile ai farmaci inibitori della 5-alfa reduttasi, cioè blocca la conversione di testosterone in diidrotestosterone, impedendo la proliferazione cellulare.

Esistono tantissimi integratori a base di Serenoa, ed è importante saperli distinguere tra loro. Quello che determina la qualità della materia prima è la titolazione degli acidi grassi (parte attiva dell’olio) che deve essere elevata, compresa tra l’85 e il 95%. Inoltre, il dosaggio di riferimento è 320mg al giorno.

Chirurgia

Quando la terapia farmacologica risulta inefficace, si ricorre alla chirurgia. La scelta del tipo di procedura a cui sottoporre il paziente si basa essenzialmente sulle dimensioni dell’adenoma prostatico.

Quando operare un adenoma prostatico

Le terapie chirurgiche hanno lo scopo di intervenire con la rimozione, del tutto o parziale, dell’ipertrofia prostatica, nei casi in cui le terapie sistemiche non siano più sufficienti.

In questi casi possono essere proposti interventi di tipo disostruttivo, che permettano al paziente di urinare meglio. Gli interventi sono poco aggressivi, poiché condotti per via trans-uretrale, cioè attraverso l’uretra, con anestesia loco-regionale che rende il paziente privo di sensibilità dall’ombelico in giù. Si tratta di un intervento che può migliorare in maniera evidente la qualità di vita del paziente, al quale può essere correlato un unico effetto avverso: l’eiaculazione retrograda.

È indicato ricorrere alla chirurgia nei seguenti casi:

  • sintomi delle basse vie urinarie di entità media o severa, resistenti alla terapia medica, che abbiano un impatto sulla qualità di vita del paziente;
  • ritenzione urinaria cronica, che non risponde alla terapia medica;
  • ritenzioni urinarie ricorrenti (nonostante le terapie mediche);
  • insufficienza renale cronica secondaria all’ostruzione;
  • calcolosi vescicale;
  • ripetuti episodi di perdita di sangue con le urine che non rispondono alla terapia medica;
  • diverticolosi vescicale con complicanze di tipo infettivo;
  • infezioni urinarie ricorrenti;
  • presenza di un cospicuo residuo post-minzionale, in particolare quando supera 1/3 della capacità vescicale globale.

L’adenoma prostatico può diventare maligno?

Adenoma prostatico e carcinoma prostatico sono due condizioni molto differenti. L’adenoma prostatico non predispone allo sviluppo di carcinoma, poiché si tratta di una condizione benigna che manifesta una serie di sintomi.

Il tumore maligno invece, spesso è silente o al massimo causa disturbi urinari, sovrapponibili a quelli tipici dell’iperplasia benigna. Per questo motivo dopo i 50 anni è importante prevedere la visita dall’urologo. In quella sede non solo, si valuterà il grado eventuale di iperplasia prostatica benigna ma, prima di tutto, si faranno gli accertamenti preventivi per scongiurare un tumore prostatico. Questi includono la visita, il dosaggio del PSA e, se necessario, ecografia, TC, risonanza magnetica e biopsia prostatica.

adenoma prostatico può diventare maligno Agave group

Prevenire l’adenoma alla prostata: stili di vita salutari e cura del benessere prostatico

Una vita sedentaria favorisce lo sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna. Il consiglio è quello di praticare un’attività fisica, anche lieve, ma costante. Una camminata lunga almeno due volte a settimana sarebbe l’ideale. È consigliabile inoltre avere un’attività sessuale costante: chi pratica astinenza o ha una attività sessuale irregolare va incontro con maggiore frequenza a fenomeni infiammatori che favoriscono l’ipertrofia prostatica benigna.

Anche la dieta ricopre un ruolo importante nello sviluppo di infiammazioni di basso grado che possono innescare il processo di ipertrofia prostatica. La dieta mediterranea è consigliata perché ricca di oligoelementi, sali minerali e vitamine che aiutano il metabolismo delle vie urinarie e il corretto funzionamento della prostata.

Dal punto di vista alimentare, quindi, gli aspetti importanti sono:

  • Bere molto per favorire un’azione di lavaggio delle vie urinarie e diluire le urine
  • Seguire una dieta sana di tipo mediterraneo: pesce azzurro, perché ricco di Omega 3, crostacei, olio di oliva extravergine, carote, cicoria, rape, zucca, zucchine, cavolo e finocchio.
  • Altri alimenti consigliati, per la presenza di sostanze ad azione antiossidante, sono i pomodori e l’uva.

L’importanza di una diagnosi precoce per una gestione adeguata del problema

Più velocemente si arriva alla diagnosi dell’IPB, più sarà facile ridurre la sintomatologia e migliorare la qualità di vita del paziente, riducendo il rischio di progressione della patologia.

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